Doveva succedere, prima o poi, che le posizioni si chiarissero. E i chiarimenti sono sempre positivi perché rafforzano o, dovrebbero rafforzare, le posizioni di chi chiarisce e di chi viene reso edotto dal chiarimento. Il professor Bagnai in un intervento sul suo blog (che notoriamente fa “milioni de miliardi de trilioni” di click) fornisce il suo definitivo giudizio sulla Sinistra e la questione dell’Euro. Sostiene che, quelli che chiama, “marxisti de noantri” “ancora oggi difendono l’euro (o fanno riferimento agli “economisti” di “sinistra” che lo difendono), un po’ per perseguire un malsano, distorto e strategicamente vacuo internazionalismo, ma un po’, se ci fate caso, anche con la segreta, malcelata e malriposta speranza che l’euro faccia “esplodere ‘e contraddizzzzzioni der capitalismo e si riveli così lo strumento della tanto attesa ma mai pervenuta palingenesi”.
In altri termini: i marxisti difenderebbero l’Euro perché attraverso di esso crollerebbe il capitalismo, un autocollassamento che aprirebbe le porte alla rivoluzione mondiale. I marxisti quindi ghignerebbero nell’ombra in attesa che tutto ciò accada. Ma non solo: i biechi marxisti – che notoriamente sono gli assertori del “tanto peggio, tanto meglio” – rimarrebbero insensibili al dolore e alle macerie socioeconomiche che la situazione sta creando. Ma di questo pericolo Bagnai avverte i suoi lettori in modo chiaro: “Quindi, caro amico che leggi, se sei un agricoltore, un operaio, un dipendente pubblico (come me), un piccolo commerciante, un piccolo imprenditore, ecc., bene: sappi e tieni a mente che per i tecnocrati di Bruxelles, come per alcuni “marxiani” de noantri, sei solo una pedina sacrificabile”. Naturalmente i marxisti e i loro alleati tecnocrati di Bruxelles pagheranno caro e pagheranno tutto, poiché Bagnai vaticina: “Ma non servirà. La vendetta fia testimonio al ver che la dispensa. Non è scritto nel Capitale, ma del resto non ci sono scritte nemmeno le cazzate che ripetete voi. Chi semina odio raccoglie sconfitta: il vostro destino è già segnato”. Amen.
Piano piano, per tappe successive, il professore ha raggiunto il suo punto finale. Si è trattato di un lungo tragitto. Un tragitto epico con un plot narrativo che Auerbach avrebbe inserito nelle grandi narrazioni classiche della società occidentale.
In principio l’eroe era stregato e vittima delle forze oscure. Non s’accorgeva di quanto faceva o diceva. Scriveva testi che non mettevano in minima discussione l’Euro e la sua malefica dottrina. Anzi: partecipava alle conferenze organizzate da Prodi e soci in quel di Lisbona. Ma ciò durò più o meno sino al 2004. Poi dell’eroe si persero le tracce. Probabilmente incontrò qualcuno, un saggio della montagna forse, che lo istruì e gli aprì gli occhi. Fu un lungo percorso perché, per circa dieci lunghi anni, rimase in silenzio a meditare. Ricomparve all’improvviso scrivendo prefazioni a persone che scrivevano libri contro l’Euro. Partecipò a numerose riunioni invitato proprio dai marxisti, espresse il suo pensiero ai monarchici, ai sovranisti, a tutti. In questo doloroso percorso alcuni gli si avvicinarono ma non furono veri discepoli. Dovette cacciarne molti ed epurare sé stesso dalle scorie che aveva accumulato strada facendo. Capì che per vincere la sua battaglia doveva trovare il mitico “megafono d’oro”, uno strumento che gli avrebbe dato la potenza necessaria a farsi udire. Perché marxisti, monarchici, sovranisti, grillini avevano megafoni deboli o si guardavano bene dal prestargli i loro. Ora siamo all’ultimo stadio del percorso dell’eroe: trovato il “megafono d’oro” (prossimamente su La7, nuova entrata per procura nel regno televisivo di un re dei nani) ha pubblicato un manifesto e fondato la sua ecclesia simmetrica con nuovi e più potenti compagni di avventura. Qualche politico che ha militato in quasi tutti i partiti disponibili; qualche pensionato grand commis d’Etat e varia umanità.
Usciamo dallo scherzo mitico. Il percorso di crescita di Bagnai è stato esattamente quello che si è esposto. Ma dunque perché, oggi che ha acquisito la tanto agognata notorietà (spera anche di vincere il Macchianera Award!), ancora si sofferma sui miserabili “marxisti de noantri”? Perché insulta Brancaccio con un accanimento che sa di femmina tradita? Suvvia, perché attaccare ancora i “marxisti dell’Illinois” se sono così ininfluenti, perdenti, stupidi, cialtroni? Perché Bagnai è così virile nel dispensare aggettivi badando bene (altrettanto virilmente) a non fare mai nomi e cognomi? Perché non lascia i marxisti, inutile scoria della storia, alla loro pochezza? Le ipotesi sono due. La prima: si tratta della cifra dialettica dell’uomo. Deve espettorare veleno per ontologica realtà. E se così fosse lo si lascerebbe volentieri alla sua ecclesia e ai suoi officianti. La seconda: ancora qualcosa teme dai marxisti che, evidentemente, tanto “de noantri” non sono, stante il fatto che continua a vituperarli.
Ma al vituperio si ha da dare l’importanza che ha: nulla. Diversa cosa è la mistificazione. Perché quel che dice Bagnai odora di impreciso da ragguardevole distanza. Si può cercare sin dove si vuole, ma nessuno dei suoi ex amici “marxisti” ha mai detto di voler mantenere l’Euro così come sta per favorire il crollo del capitalismo. Questa è una accusa che nasce dalla mente di Bagnai alimentata, per di più, dalla sua conoscenza del pensiero marxista, del quale, per sua stessa ammissione, nulla sa. Dove mai Ecodellarete, Ferraro, Alfonso Gianni (tanto per citare alcuni che hanno ospitato le prolusioni di Bagnai) avrebbero sostenuto la strategia di mantenere l’Euro in piedi per rendere irreparabili le contraddizioni del capitalismo? Dove mai qualche marxista avrebbe minacciato bottegai, liberi professionisti, dipendenti pubblici, piccoli imprenditori, augurandosi la loro morte economica come effetto collaterale? Più semplicemente qualcuno ha eccepito che l’uscita dall’Euro dovrebbe essere fatta in modo da garantire alle classi subalterne qualche minimale protezione. Basta questo per affermare che i marxisti sarebbero la copia dei tecnocrati di Bruxelles? Più semplicemente qualcuno ha osservato che può essere che l’inflazione sarà meno risibile di quanto non ami immaginarla Bagnai, in caso di uscita dall’Euro.
Ed allora rimane da spiegare questa agitazione di Bagnai. Si potrebbe ipotizzare che Bagnai veda sempre con ritardo i fenomeni. Ci ha messo dieci anni per passare dalle conferenze con Prodi all’antieurismo ed, evidentemente, gli è occorso tempo (meno) per passare dal pubblicare i suoi sapidi articoli dal “Manifesto” al “Foglio”. Eppure quando pubblicava sul “Manifesto” questi infami marxisti facevano comodo. Ma si sa, umiltà e lealtà, sono virtù che difettano a tutte le menti napoleoniche. Ma non è la lealtà e l’umiltà che si chiede a Bagnai. Sarebbe chiedere l’impossibile. Magari si auspicherebbe la memoria e magari si chiederebbe che la smettesse una buona volta di raccontare una versione tutta sua della realtà. Perché, detto da lui, il fatto di essere stato soggetto “agli attacchi più subdoli e sleali” provenienti “da questa pseudosinistra” fa un po’ ridere. Un po’ come se un serpente si ritenesse vittima delle sue prede.
Ma Bagnai continua ad agitarsi. Beninteso non fa nomi (né Brancaccio né De Cecco, per carità) ma schizzetta veleno un po’ qua un po’ là. Probabilmente tutto rientra nel bisogno di affermarsi come unico oppositore dell’Euro sin dai primordi. Lotta inutile perché le date di stampa non possono essere modificate. Badiale e Tringali il loro libro contro l’euro lo mandano in stampa a settembre 2012, ma ne avevano già pubblicato un altro il 3 agosto 2011. Marco della Luna ne aveva pubblicato uno a marzo 2012 e Bruno Amoroso aveva dato alle stampe “Euro in bilico” nel settembre 2011. E purtroppo il blog da “miliardi de triliardi de milioni” di Bagnai pare abbia la sua inaugurazione nel novembre 2011 ed il libro abbia visto la luce nel novembre 2012.
Visto il ritardo di intervento sull’argomento (giustificato certamente da validi motivi) suona curioso che oggi Bagnai se la prenda con i “marxisti de noantri” che da tempo dicevano cose assai diverse da quelle che il professore attribuisce loro.
Ma azzardiamo una ipotesi. Tutto questo livore potrebbe nascere dal desiderio di primogenitura, dal fatto che ogni profeta che si rispetti dovrebbe profetare prima di tutti. Ahimé ma Bagnai ha iniziato la sua battaglia dopo che la guerra era già iniziata. E per un po’ ha ritenuto opportuno camminare a fianco di quelli che erano già partiti prima di lui. A Bagnai va il nostro sincero riconoscimento di una non comune capacità di far evolvere la sua parabola di divulgatore meglio di altri. Ma la bravura successiva non nasconde che a profetare dopo le profezie altrui, sono buoni tutti. Ed ora, per quante sciocchezze delegittimanti, si vogliano dire, l’imprimatur non si può scippare. Ma degli imprimatur ce ne importa poco. Un po’ di più irritano le affermazioni non veritiere. Che fanno parte – con tutta verisimiglianza – di una strategia mitopoietica tendente ad affermarsi come guru unico e incontrastato. Tanto unico ed incontrastato che, a proposito di un serio signore che risponde al nome di Luciano Gallino e che ha pubblicato più libri di quanti capelli abbia in testa Bagnai, il professore pescarese avrebbe twittato: “sarà un ottimo sociologo. A proposito cosa fa esattamente un sociologo? Una cosa che ci serve adesso?” dopo averlo definito “uno dei più accaniti difensori dell’eurofascismo”. Insomma cose simili nella loro pregnanza alla famosa frase “quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola” di goeringhiana memoria. Ci serve Gallino che, tanto per intenderci, scriveva “Globalizzazione e diseguaglianze” nel 2000, o il “Costo umano della flessibilità” nel 2001 e che nel 2009 dava alle stampe “Con i soldi degli altri” e nell’anno in cui finalmente terminava il lungo sonno di Bagnai pubblicava “Finanzcapitalismo”? A cosa ci serve un sociologo dice Bagnai. E lo dice non perché sia un ignorante borioso, perché Bagnai non è affatto ignorante e la boriosità è solo tecnica di predicazione, ma, piuttosto, perché vorrebbe cancellare dalle fotografie chi era sveglio mentre lui dormiva. Insomma la tecnica dei totalitarismi di fucilare e epurare la storia. Certo è complicato come progetto. Ad esempio mentre Bagnai dormiva c’era qualcuno che scriveva: “.. a un certo punto tali Paesi potrebbero esser forzatamente sospinti al di fuori della Unione monetaria o potrebbero scegliere deliberatamente di sganciarsi da essa per cercare di realizzare autonome politiche economiche di difesa dei mercati interni, dei redditi e dell’occupazione. Se così davvero andasse, è bene chiarire che non necessariamente su di essi ricadrebbero le colpe principali del tracollo della unità europea”. Era il 14 giugno 2010, ed era la “Lettera agli economisti” firmata da trecento “sconosciuti”. Siccome Bagnai all’epoca era affaccendato in altre faccende la sua firma non c’è. Il suo Manifesto arriverà assai più tardi e con un numero di firmatari infinitamente meno folto.
Ma allora stiamo dicendo che una delle virtù del professor Bagnai è il ritardo? No. C’è sempre un posto a tavola anche per chi è stato trattenuto altrove o s’è dimenticato di caricare la sveglia. Stiamo dicendo che – è una ipotesi, beninteso – uno dei vizi di Bagnaipotrebbe esser quello di voler far credere di essere stato l’unico ed il solo ad aver apparecchiato la tavola, preparato il pranzo e chiamato tutti al desinare. Perché se è vero che Bagnai ha sempre detto di essere solo il “megafono” di idee che altri avevano già autorevolmente espresso, guarda caso questa è una ammissione con larghi vuoti di smemoratezza. Smemoratezza selettiva, giacché si applica solo ai colleghi (economisti e di altre discipline) di cittadinanza italiana. E poiché negare che – da tempo – qualcun altro stava già sul pezzo è difficile, adesso è l’ora di suggerire che i marxisti siano traditori del popolo esattamente come i burocrati di Bruxelles.
Concludendo. Bagnai finisce dicendo una frase importante: “Noi passiamo oltre, perseguendo il nostro progetto di una società più equilibrata e simmetrica, che non abbia bisogno di crisi e palingenesi per progredire”. Era ora. Finalmente mondo dal triste passato nel quale doveva concionare ospite dei marxisti, il professore ci fa intravvedere il suo futuro: una bella società simmetrica che sia più competitiva sul mercato globale la cui esistenza non va certo messa in discussione. Uscire dall’Euro per essere finalmente e realmente liberi di essere neoliberisti. Non ci voleva tanto per intuirlo, ma ora è chiaro. Ognuno è libero di perseguire i propri scopi come meglio crede. Sarebbe però manifestare un certo esprit de finesse l’astenersi dal mettere sostanze organiche nel ventilatore. Bagnai ha una sua utopia faticosamente elaborata dopo il suo risveglio? Vadano a lui i nostri migliori voti augurali. La sua utopia è migliore della nostra (“nostra” ossia ciò che lui pensa di aver capito)? Ce ne felicitiamo e stappiamo bottiglie di vino prezioso in suo onore. Però mentre auguriamo buona fortuna lo invitiamo a smetterla di raccontar fiabe su ciò che i marxisti pensano, sulle loro utopie, sui loro fini. Perché se sostiene che il nostro “destino è già segnato” ripercorre orme di gente che ha già infruttuosamente elaborato lo stesso vaticinio. Probabilmente gli importa poco di ripetere cose già dette da altri, ma, qualcuno dovrebbe informarlo, che i suoi predecessori non hanno indovinato e son rimasti gli illustri sconosciuti che erano prima di vaticinare. Sarebbe meglio non rischiare di seguire la stessa parabola discendente.
PS. Quasi certamente, anche in questo caso il professore dirà che è stato oggetto di un bieco post fascista. Ce ne faremo una ragione. La tecnica della vittima è un classico della piccola borghesia ed astenersi dai moti pavolviani può essere complicato.