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La Costa Concordia è stata raddrizzata. Come il principe Calaf che cantava “all’alba vincerò”, la nave si è finalmente rimessa in asse. La fiancata che poggiava sul fondale è penosamente danneggiata, la salsedine ha dato un colore marroncino uniforme ad un lato. Ancora c’è molto da fare per riportare la nave sulla linea di galleggiamento ma, in uno scoppio di gioia, sono state le stesse sirene del relitto ad annunciare la riuscita dell’operazione. Il capitano De Falco (quello rimasto famoso per il “vada a bordo, cazzo!”, oggi in una intervista su La Repubblica afferma che l’operazione di recupero è “una dimostrazione di capacità tecnica e organizzativa che riscatta l’immagine di una Italia approssimativa e cialtrona”. Ed il nocciolo della questione sta qui, nell’uso pubblico che mass-media e politica stanno facendo del recupero. E giusto per non cambiare giornale a pagina 26 Michele Serra si lascia sfuggire questa frase. “E si faceva il tifo, si sperava che i lillipuziani ce la facessero, risollevandoci (in parte) dall’ontoso inchino di Schettino”.
Perché mai il recupero del relitto (dopo 610 giorni) dovrebbe “riscattare” qualcuno? Perché si sta mettendo in moto un “discorso pubblico simbolico” molto simile – riguardo agli effetti sperati – ad una partita vincente della nazionale di calcio. La nave, trasposizione simbolica del Paese, viene raddrizzata da piccoli uomini laboriosi e onesti, in grado di riparare il danno compiuto dal “cialtrone”. E nasce così l’epica del riscatto e il presidente Letta afferma «tutti coloro che stanno lavorando lì sono un grande orgoglio italiano». Ovviamente abbiamo bisogno di una dimensione simbolica ma occorre fare attenzione perché questo simbolismo è anche pericoloso. La nave raddrizzata non è una nave che accende i motori e riparte, sta lì ed è un relitto. Ed il recupero non può far dimenticare i morti, la scellerata conduzione, la pochezza di chi era al comando, le scelte sbagliate e le responsabilità. Perché dimenticarsi di queste cose è il viatico migliore perché i naufragi continuino. E mentre il simbolismo diventa sempre più palpabile (potete scommettere che l’analogia Concordia-Italia ci ammorberà per un po’ di tempo) la tecnica della “smemoratezza orgogliosa” si afferma. I segni ci sono già: non è la corruzione pervasiva, non è la conduzione politica disastrosa, non è una classe imprenditoriale cialtrona ad aver affondato questo Paese. Ma la colpa di uno, uno che ci ha ridotti così a noi poveri virtuosi. E, se e quando, la nave dovesse ripartire conterà poco analizzare le responsabilità, perché dalle responsabilità ci stanno salvando certi economisti appena sfornati dalla melma della crisi. Gente che ti vuol dimostrare che la crisi è il solo frutto della (disastrosa) scelta dell’Euro, che nessuno in questo Paese ne è colpevole. Tutto un fatto spiegabile (e risolvibile) in termini monetari. Non ha colpa chi – dopo 24 ore dall’introduzione dell’Euro – ti ha convertito la tazzina di caffè a Roma dalle 1.000 all’Euro, non ha colpa chi ha usato questi ultimi dieci anni per distruggere il welfare state, abbassare selvaggiamente il costo del lavoro, precarizzare, e distruggere la base vitale delle classi più deboli. E certi signori che hanno fatto tutto questo saranno di nuovo al timone della nave, perché – in assenza di assunzione di responsabilità – la colpa sarà tutta della Merkel e dei rapaci tedeschi. La colpa è solo nell’aver ignorato il signor Mundell, la colpa è non aver capito che bisognava continuare a lavorare sulle svalutazioni competitive. Quindi non c’è e non ci sarà alcun bisogno di fare pulizia: basterà raddrizzare la nave.
Beninteso: l’Euro (ma lo abbiamo detto sino allo sfinimento) è stato realizzato in modo demenziale e liberarsene è quasi un dovere. Ma se l’Euro dovesse svolgere il ruolo del cadavere di Mussolini a Piazzale Loreto allora sì che sarebbero guai per tutti. Perché il giorno dopo verrebbero assolti tutti coloro che dietro a quella moneta – come dietro a quel cadavere – erano stati solerti operatori. E già si vede come le cose potrebbero andare. Uno degli “economisti” di punta dell’euroexit sta già modificando la rotta. Dopo aver – per un biennio abbondante – insultato l’universo mondo, cresciuto una squadra di supporter rabbiosi quanto lui, oggi raccomanda i suoi adepti di abbassare i toni. L’operazione di aggressione (di colleghi anche con visioni simili, di giornalisti e financo di ignari passanti) è finita. Adesso si indossa il doppiopetto e ci si allinea ad una sobrietà che crescerà in modo direttamente proporzionale all’esposizione mediatica. Ora l’operazione è creare la corrente moderata degli euroexit. Una corrente che – come ampiamente previsto – si guarderà bene dal dirci che l’intero sistema capitalistico ci ha ridotti in questo modo. Si adotterà un modus operandi più soft, meno aggressivo man mano che la plausibilità dell’uscita dall’Euro entrerà nel discorso pubblico. Ci si guarderà bene dal parlare di problemi strutturali perché non si può contestare alla radice un sistema con il quale ci si può mettere d’accordo. L’era del raddrizzamento è vicina. Basta coglierne i segnali. Da Casaleggio che va a Cernobbio, agli “egonomisti” che diventano improvvisamente ed untuosamente moderati nel loro approccio. Ancora una volta “cambiare tutto per non cambiare nulla” o, meglio, per mantenere ancora una volta gli stessi identici rapporti di forza tra le classi. Ciò che terrorizza non è uscire dall’Euro, quel che terrorizza è che ne usciremo con gli stessi nani e le stesse ballerine che ci hanno fatto entrare. Cambieranno le persone ma la mentalità e l’opportunismo rimarrà inalterato. E saranno sempre gli stessi a pagare il conto, quelli che non stanno su Twitter, quelli per i quali non cambierà nulla economicamente. Ma la nave, sporca e piena di fango, sarà raddrizzata. Non sarà in grado di ripartire ma ci sentiremo tutti “orgogliosi”.
Attilio Rossi ha detto:
Spesso ho letto su questo blog articoli molto interessanti, spunti di riflessione preziosi.
Non si può non concordare anche con il messaggio di fondo qui espresso. Però c’è una cosa che non mi piace, un modo di porsi che ha accumunato trasversalmente molti protagonisti, attivisti, opinionisti, blogger, che in un modo o nell’altro sono entrati a far parte della web costellazione in tema euro e affini, per intenderci. Questo approccio alla questione è stato trasversale, ma soprattutto un denominatore comune nel tempo, da quando le prime divisioni sono emerse, anche (ma non solo) a causa di caustici atteggiamenti. A mio avviso il tempo per recuperare, per ricucire lo strappo che purtoppo si è creato è ormai scaduto, però con il massimo rispetto, vorrei provare a riscrivere sinteticamente ciò che il post espone seguendo quello che secondo me “sarebbe dovuto essere”, con il puerile intento di dar voce ad uno scenario ideale che ahimè non esiste. Non ho altre intenzioni se non quella di esprimere il mio rammarico e se ciò venisse letto diversamente me ne scuso da subito.
“Dobbiamo ringraziare alcuni economisti, emersi dalla melma che ci ha ricoperto dopo oltre 30 anni di sbandamento, a causa di scelte e difetti di fondo di una classe politica che, corrotta e asservita, che non ha saputo o voluto fare gli interessi del paese. Uscire dall’euro è diventato quasi un dovere morale, ma senza l’opera divulgativa di alcuni di questi economisti probabilmente il fianco sommerso della nave Italia sarebbe lontano dal rivedere la luce. Probabilmente grazie al peggioramento della crisi, questi economisti hanno trovato terreno fertile per divulgare e attrarre l’attenzione, ma non vanno dimenticate anche indubbie capacità divulgative e accademiche.
A costoro va il nostro plauso per aver reso, se non probabile, almeno possibile, rimuovere un errore storico-politico-economico macroscopico, che di sicuro è stato determinante nel rovesciare la nave; e a costoro va anche il nostro sostegno nel proseguio del percorso che ci attende.
Tuttavia ci teniamo a sottolineare che il parallelo con la Costa Concordia che in questi giorni viene proposto da giornali e tv è fuorviante e pericoloso, perché rischia di accumunare l’euro a Schettino, ovvero un capro espiatorio della situazione e che una volta rimosso sia così lecito dimenticarsi dei morti, delle vittime e di tutti gli errori commessi. Di conseguenza il nostro impegno sarà quello di continuare a mantenere una voce critica che metta in guardia nell’identificare un’unico colpevole, che combatta contro la semplificazione a cui fisiologicamente va incontro il messaggio di cambiamento una volta raggiunto il mainstream. Non esiste la panacea di tutti i mali e guai se questo messaggio dovesse passare: sarebbe solo l’avvicinarsi del prossimo naufragio.
Oggi giorno, più che mai, sentiamo l’esigenza di una critica vigorosa al sistema capitalistico; per questo soteniamo l’opera di questi economisti, essendo l’euro un pezzo importante di una costruzione liberista intollerabile, ma saremo vigili affinché la critica non si fermi alla moneta unica”.
Saluti.
Ars Longa ha detto:
Il bello di questo blog è che ci capitano persone intelligenti anche in grado di riscrivere gli articoli che postiamo. Non concordo ma ho apprezzato.
auleia ha detto:
primo mio commento e forse l’ultimo. lungi da me valutrare la crisi dal punto di vista tecnico, ma sembra che fior fiore di economisti non ne abbia azzeccata una. per me, o si ritorna a guardare l’uomo nel suo complesso, oppure potremmo sciorinare tabelle, teorie e quant’altro, ma da sempre ” i soldi fanno i soldi, i pidocchi fanno i pidocchi”. lo dicono i ricchi, che stanno vincendo la guerra, che ci stanno togliendo i diritti, che ci hanno tolto la speranza, la dignità, il poter guardare la futuro, dicendo cosa voglio fare da grande. mi fermo qui, non ho abbastanza “cultura” per controbattere, ma se ci fermiamo ai numeri siamo finiti, lo siamo già, ma lo saremo per sempre.
Ars Longa ha detto:
Grazie, però non capisco se voleva esprimere disaccordo o accordo con quanto scritto nel post.
auleia ha detto:
è vero, non ho risposto, coda devono dire i friulani, che hanno ricostruito una regione dopo il terribile terremoto? cosa devono dire gli avellinesi, i potentini, che dopo il terremoto…. viva il circo mediatico. forse adesso ho risposto. grazie.
Savasandir ha detto:
No, scusa Auleia, non ti sei spiegata affatto. E’ importante, almeno per me, che tu metta in chiaro il tuo pensiero.
La tua voce non è solo tua, ma certamente rappresenta tante altre persone che la pensano come te e senza le quali nessun progetto politico potrà non solo realizzarsi ma nemmeno formarsi.
auleia ha detto:
l’ho detto prima, non ho la soluzione, non un pensiero politico, chi l’ha avuto, si è detto che si trattava di ideologie. da dove dobbiamo ricominciare? la nave va, l’Italia, gli italiani non balliamo più, ogni progetto sembra a se stante, i comunisti non ci sono più, il capitale ha fallito, non venitemi a dire che c’è un capitalismo buono ed uno cattivo. non so, so o così fuso, che ben vengano blog come il vostro che da spunti di riflessione, forse abbiamo delegato troppo, e anche vero che ci hanno tolto la possibilità di votare, non so…
Savasandir ha detto:
Ok. Volevo capire che significa:
“se ci fermiamo ai numeri siamo finiti”.
Non ho capito cosa intendi con “l’uomo nella sa totalità”.
E vorrei capire: su che basi saresti credito a un progetto politico? Su che basi ti fideresti di una persona che propone questo eventuale progetto?
Dici che sciorinare tabelle non serve dato che fior fiore di economisti hanno sbagliato le previsioni; ma gli economisti la pensano ovviamente in maniera molto diversa fra loro, quindi non credi che sta ai cittadini cercare di informarsi per scegliere il pensiero economico da seguire? Tu come fai a fidarti di un economista o di un altro?
Grazie
auleia ha detto:
Ok. Volevo capire che significa:
“se ci fermiamo ai numeri siamo finiti”.
dietro ai numeri ci sono prima le persone, quando mai negli ultimi vent’anni si è data la possibilitàa lle persone di parlare, di esprimere. vedi porcellum , vedi no preferenze (non so se sia la strada giusta), boicottaggio dei referendum o addirittura legge post che cancella lo spirito del referendum
che ben vengano gli economisti che danno consigli ai politici, che illuminano la strada a chi come me non sa niente di economia e finanza. ci credo poco ma diamogli un altra chance, tanto sono gli uni contro gli altri, keynes, marxiani ecc…
Tu come fai a fidarti di un economista o di un altro?
tu come fai? spiegamelo se sono qua e perchè ho sete di conoscenza
E vorrei capire: su che basi saresti credito a un progetto politico?
quali progetti politici ci sono alle porte? i montiani, i lettiani, i berlusconiani, i renziani.
quando mai la gente ha “contato”, quante persone votano negli Usa in percentuale rispetto a noi. non sono polemico, sono incazz…to con questo modo di continuare a voler andare avanti senza una metà.
Ars Longa ha detto:
Va bene, bisogna metabolizzare l’incazzatura se no poi anche l’incazzatura diventa sterile.
Savasandir ha detto:
Ma no, mannaggia a te. Ma non capisci che fai l’intellettuale per tradurre?
Hai già cambiato discorso e poi vieni a dire che la gente è pronta a credere al primo che passa.
E mi devo leggere quelli che dicono che c’è la rivoluzione a bassa intensità.
Non siete solo autoreferenziali siete dei “contenti così”, che è peggio.
bamaisin ha detto:
Qual’è il problema?
Savasandir ha detto:
Il problema è che se si dice. come dice A.L., che la gente è pronta a credere al primo che passa che le spara grosse, sarebbe interessante capire come la pensa una persona sfiduciata che esprime proprio quell’atteggiamento che riscontrate.
Non condivido Auleia quando in sostanza scrive che si aspetta la pappa pronta, che non si sforza di informarsi perché tanto “gli economisti sbagliano le previsioni” e aggiunge (notevole) “diamogli un’altra chance”; però o si capisce cosa vogliono dire, o si fa in modo che anche gli sfiduciati si diano da fare, o si resta fra 4 gatti.
Lo dite voi (e anch’io) che la gente si è lasciata andare e guarda caso sono quelli che sono più in difficoltà; ma mi dici cosa si potrà mai realizzare se non si parla con loro cercando di tirargli fuori quello che vogliono e che evidentemente non sanno esprimere?
Per quuesto Auleia dice che i “numeri non bastano” e significherà qualcosa, no? Appunto dicevo che occorre un “pathos” cosa che se la dico io è una stronzata ma se la dice Diego Fusaro (ho postato il quote della sua frase in un altro intervento) magari diamogli retta.
L’erosione critica di cui parlate non la si fa dedicandosi il platonico simposio fra gli happy few, ma diffondendo la voglia di erodere.
Ma lo sapete benissimo che c’è un abbandono generale, siete professori e sono sicuro che siete sbalorditi dal livello a volte bassissimo degli studenti che si presentano agli esami; e allora sono le persone come Auleia che devono essere cercate e “tradotte”.
Riflettete sul distacco che ha espresso nei confronti dei maitres à penser; è un pessimo segnale e la colpa è ovviamente del sistema, in parte loro che si sono lasciati andare, ma in parte vostra che non li considerate proprio.
Non è che deve “metabolizzare l’incazzatra” come dice A.L.; deve imparare a verbalizzarla, a dargli una forma che gli consenta di pensare alla possibilità e necessità di “partecipare” anche lui.
De Martino la chiamava “crisi di presenza” e a mio modesto avviso, secondo la mia esperienza del mondo, arrivati a un certo punto non ti tiri più su da solo.
Ars Longa ha detto:
@savasandir la tua posizione è oramai di una chiarezza cristallina, se non altro perché l’hai espressa in modi diversi ed è impossibile non averla chiara in mente. Insomma ci dici che ci vuole il “pathos” (antiadattivo, va bene, è scontato) prima ancora della “erosione critica”. Non è un caso che Fusaro tiri fuori questa questione proprio in relazione alle religioni. Mi/ci è chiarissimo questo punto. Più o meno mi è chiaro dal ritorno in Iran di Khomeini. Ed è evidente che – rimango in Medio Oriente – l’Islam ha sviluppato verso l’Occidente una “rivolta antiadattiva” che il socialismo nasseriano degli anni della Guerra Fredda aveva lasciato cadere con il crollo del Muro. Perciò ben venga Fusaro che ce lo ricorda ma non è che intanto passeggiavamo su Marte e ci sta raccontando una novità.
Però Fusaro dice un’altra cosa e cioé che: “Si è così consumato, disinvoltamente, il transito dal marxiano sogno di una cosa al postmoderno sogno delle cose: esso rivela l’ormai avvenuta colonizzazione integrale dell’immaginario da parte della onnimercificazione dilagante del capitalismo assoluto. Perfino i sogni e i desideri ne risultano totalmente permeati: anche quelli più inconfessabili sono sempre abitati dalle fantasmagorie e dai capricci teologici del mondo ridotto a merce.”. Ossia sta dicendo esattamente quello che diceva Foucault negli anni Ottanta quando parlava di biopotere.
Ho un collega che insegna ottimamente storia del pensiero filosofico e che si trova davanti studenti del primo anno che non sono a “livello bassissimo” in quanto a preparazione teorica ma hanno un livello sconsolante di capacità di identificare la manipolazione cui vengono sottoposti. Bene, il mio collega, invece di assalirli con i temi direttamente connessi al suo corso fa quel che al liceo non gli hanno fatto fare. Gli fa – come dice lui – l’hardware del pensiero critico. Con semplici domande del tipo “perché quando vedete la pubblicità delle auto, l’automobile pubblicizzata è sempre sola e corre in una libertà inesistente sulle strade?” E pian piano li guida ad accorgersi della reificazione degli oggetti del consumo, per la quale non ti sto vendendo l’auto ma sto lavorando sul tuo desiderio di affermare la tua libertà. Cose semplici, non grandi costruzioni mentali. E vedo che una certa efficacia c’è. Faccio questo esempio perché la questione del “pathos” alla fine si avvita su sé stessa.
Fusaro scrive “le religioni sopravissute nel mondo secolarizzato custodiscono un grandioso potenziale di pathos antiadattivo, già solo perché si rifiutano di accettare la teologia neoliberale che assume l’esistenza di un unico Dio, il mercato feticizzato”. E io direi a questo punto con una espressione coatta “esticazzi”. Questo pathos diventa una specie di conoscenza non deduttiva ma intuitiva che si incolla sulle persone non per il suo valore razionale ma per il suo valore “in sé”. Ed allora torniamo sottotraccia al tuo pensiero che “soggiace” ai tuoi interventi. Torniamo, in altri termini, alla tua idea secondo la quale la spiegazione razionale (“erosione critica”) fallisce perché manca di “appeal” rispetto a spiegazioni rappresentative. Ne abbiamo già parlato. Dai circoli gnostici alle logge massoniche sono più o meno duemila anni che permane questa idea che la conoscenza basata sul dato empirico sia inferiore a quella che si acquista attraverso il “paradigma della somiglianza” (ne aveva parlato Foucault in “Le parole e le cose” quando dimostrava il crollo di questa “conoscenza” con l’avvento del metodo scientifico). Che poi è quel tipo di pensiero che Umberto Eco ha rianalizzato chiamandola “semiosi ermetica”.
Insomma: non mi mobilito perché razionalmente qualcuno “erode criticamente” il mondo che mi circonda. mi mobilito perché ho conoscenza dell'”orrore del mondo” attraverso un approccio simpatetico (sun-pathos) ed intuitivo.
E ripeto la frase del coatto “esticazzi”, io non ho l’attrezzatura per risvegliare il “pathos” nelle persone a prescindere da una “erosione critica” del reale. Ossia non ho (ma poi non li voglio neppure avere) questi strumenti che ottengono il consenso e l’attenzione attraverso questa “non-dialettica”. Ho, abbiamo, dei limiti in questo senso. Ed il primo limite se vuoi è squisitamente ideologico. Questo “pathos antiadattivo” NON lo fornisco io, nasce nelle persone. Proprio Auleia, nell’espressione della confusione che prova verso quello che lo circonda, nel percepire il disagio dell’essere un tappo di sughero in mezzo al mare, ha già sviluppato il suo “pathos antiadattivo”. Non è un processo che innesco io. Come nel film Matrix al quale si ispira questo blog, il protagonista Neo, “sente” (“pathos”) che qualcosa intorno a lui non funziona, esprime un “disagio” ma non sa analizzare il reale. Morpheus non gli dà il “pathos”, gli fornisce la “pillola” giusta ossia la conoscenza razionale del reale, sollevando il velo sul finto reale che vede Neo.
Per questo quando scrivi: “Riflettete sul distacco che ha espresso nei confronti dei maitres à penser; è un pessimo segnale e la colpa è ovviamente del sistema, in parte loro che si sono lasciati andare, ma in parte vostra che non li considerate proprio” ti rispondo che ci posso anche riflettere per tutta la prossima settimana ma la risposta non cambia: deve metabolizzare l’incazzatura e lo spaesamento. Ed è un percorso che può fare soltanto da solo perché è propedeutico all’inizio di un altro percorso di razionalizzazione e quindi di inizio di “erosione critica”. Mettiamocelo in mente una volta per tutte io, noi, non siamo i creatori del “pathos”. Il “pathos” ti arriva o non ti arriva dal disagio generale che stare in una società ti provoca. La religione stessa non ha – a mio parere – un “pathos antiadattivo”, ha una risposta (religiosa) ad un “pathos” dei soggetti. I soggetti si sintonizzano con la narrazione di una religione o di una ideologia quando, a-razionalmente e intuitivamente, elaborano l’idea che “lì” può esserci o ci sia la “risposta” efficace al disagio. Rifiuto in toto la tua affermazione secondo cui gli intellettuali (o chi per essi) non considerino le persone. Posso parlare per quello che stiamo facendo. Stiamo qui e fuori di qui, si scrivono libri, si prendono posizioni, si chiariscono i ragionamenti. Questo è il lavoro che si fa e che sappiamo fare. Affermare dei ragionamenti. Nella speranza che i ragionamenti possano accendere l’idea che possano funzionare per elaborare soluzioni. Se vuoi una specie di porta-a-porta in stile Testimoni di Geova allora non sono io il problema, piuttosto è la tua idea della funzione degli intellettuali che non coincide con il reale.
Savasandir ha detto:
“@savasandir la tua posizione è oramai di una chiarezza cristallina”
E hai visto con che capacità di sintesi… (scherzo)
Bella risposta anche perché proprio questo è il centro del problema.
“studenti del primo anno che non sono a “livello bassissimo” in quanto a preparazione teorica ma hanno un livello sconsolante di capacità di identificare la manipolazione cui vengono sottoposti”
Sì, intendevo esattamente questo e pensando proprio all’hardware del pensiero critico. Però vedi che non sono abbastanza cristallino perché la primissima cosa che ho detto era sul “discorso” contrapposto al semplice travaso di concetti e ho usato la parola “decostruire” che appartiene a dei signori che apprezzi.
Ho anzi detto chiaramente che il senso di appartenenza si fonda su una ermeneutica condivisa (non su concetti condivisi) e ho sempre pensato che l’analisi della pubblicità è uno dei punti chiave.
E quindi: perché non lo facciamo qui?
Pensa che aspettavo solo il momento buono per proporlo, perché quello è il primo passo.
Ci vogliamo chiedere cosa significa “No Alpitour?” “Gigante pensaci tu?” O la pubblicità del BMW con la scimmia che scrive sulla lavagna “Io sono”? O la cosa più importante: la scelta dei bambini piccoli come testimonial che rappresentano il consumatore?
In generale dobbiamo chiederci a quale imposizione di un sistema di valori “per conto terzi” mirano tutti i messaggi e il sistema stesso dei messaggi.
Prova a mettere una rubrica settimanale di “decostruzione critica” e vedi quanta gente verrà a leggerti.
Magari chiama quel certo professore. E un bravo a lui.
“alla tua idea secondo la quale la spiegazione razionale (“erosione critica”) fallisce perché manca di “appeal” rispetto a spiegazioni rappresentative”
Non ho detto questo, non parlo di appeal né di marketing. Neo in Matrix sceglie la pillola “prima” di avere capito e la spinta a compiere questa scelta non era razionale.
Ma la cosa importante è che non sono affatto d’accordo che sia “un processo che deve fare da solo” né intendo dire che debba essere guidato (magari all’inizio ma solo come avvio).
Tu dici:
“Insomma: non mi mobilito perché razionalmente qualcuno “erode criticamente” il mondo che mi circonda. mi mobilito perché ho conoscenza dell’”orrore del mondo” attraverso un approccio simpatetico (sun-pathos) ed intuitivo”
E’ molto interessante il tuo richiamo a “Les mots et les choses” ma apre una serie di problemi che non finisce più.
Intanto “simpatetico” con che? Con le “cose”? Mah…io non credo proprio.
Analogico intuitivo non significa solo “somigliante”, è molto di più. L’arte per caso è solo mimesis? E infatti non esiste approccio scientifico alla fruizione artistica, può essere solo analogica, intuitiva ma soprattutto “affettiva e condivisa” e la somiglianza è solo un innesco di analogie molto più profonde. Dove sta l’affettivo e il condiviso in Foucault e Eco? Soprattutto in due narcisisti persi come loro due, fra l’altro.
E poi: dici che (seguendo Foucault) il pensiero analogico è stato superato da quello scientifico. Ma “superato” a quale fine? Se stabilisci che il fine può essere solo uno e prestabilito a priori la scienza vince sull’analogia ma in realtà si tratta semplicemente di una scelta di campo e di orientamento. Non parlo di tornare indietro al “primitivo” ma voglio dire che se si ragiona in termini solo razionali si fa il gioco di chi ha già il pallino in mano. E se Auleia dice “basta con i numeri” qualcosa significherà almeno in termini di come rapportarsi a lui (gli Auleia sono tanti).
IL PATHOS
In conclusione la parte più concreta e importante è il “PATHOS”.
Lascia perdere che tu non lo puoi comunicare o creare, il “pathos” che intendo io non è quella cosa che sono riuscito a esprimere, non c’entra una mazza con la “semiosi ermetica” (ma nemmeno di sguincio), non nasce minimamente “nelle persone”, se non c’è un senso di appartenenza o la mancanza fortemente percepita di un senso di appartenenza.
Lasciamo stare le chiacchiere e se vuoi fare una cosa eccellente, che era un po’ che cercavo l’occasione di proporre, fai questa rubrica settimanale di hardware critico sulla pubblicità, sui film, su tutti i messaggi e la messaggistica in generale; abbi solo l’accortezza, secondo il mio modo di vedere, di scrivere (tu o chi altro) bello incazzato, perché la prima cosa che arriva è quanto ti incazzi. Se uno si incazza ci si può fidare.
P.S.: Ho scritto che il senso di appartenenza (religione ossia re-ligio) viene da un’ermeneutica condivisa. Qual’è uno dei più grandi successi editoriali degli ultimi anni? Il codice Da Vinci che parla della decodifica di un quadro famoso di fronte al quale la gente sente soggezione perché non sa cosa pensarne.
Su cosa si basano la stragrande maggior parte degli sceneggiati tv? Polizieschi in cui si cerca di scoprire un “colpevole”.
Sono in sostanza reificazioni di ermeneutica e vedi quanto sono seguiti.
Diamogli la real thing.
Savasandir ha detto:
Volevo aggiungere la cosa più importante e cioè che mi fa molto piacere vedere che ti leggi tutto quello che ti scrivono; ci vuole un certo fisico per farlo.
Poi se fai la rubrica sull’hardware critico sarebbe davvero uno di quei passettini avanti di cui parlate spesso.
Gengè ha detto:
AFFONDAMENTO
Come sarebbe potuto essere se la Costa Concordia è colata a fagiolo ed è stata utilizzata ad arte per distogliere l’attenzione dal governo Monti /Napolitano/ Mercegaglia e se noi sublimati naufragi siamo stati incitati a piangerci addosso ?
Per questo da una parte i naufragi dall’altra il capro espiatorio, Schettino,… (in modo talmente smaccato e vistoso) mentre il gran timoniere occultava il principio di cui al codice penale Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo “…ed erano tanti, e nel corso degli anni, a sapere del cd. inchino (metafora di ladrocinio, truffa, concussione, alto tradimento…).
Se c’è una metafora è la metafora dell’ignavia del potere, di chi ha sempre saputo ed ha sempre taciuto…e l’evento dannoso si è avverato (il popolo è in tal senso è il meno responsabile, come il naufrago, anche se è il più coglione perché il danno lo fanno in suo nome, “in nome del popolo ”, come la crociera per il suo divertimento).
Se c’è ancora una metafora è la crociera a buon mercato perché anche la vita (intesa sia come sopravvivenza sia come benessere psichico e fisico, culturale etc) è a buon mercato.
O non tornano i conti ?
Se per rompere questo giocattolo deve consapevolizzarsi un bau bau io preferisco invece che si consapevolizzi il popolo, o quanta più parte sensibile.
(una delle mie centomila vite)
LINEA DI GALLEGGIAMENTO
Ora che risorge per la rottamazione (o quello che sarà) succede questo:
la questione B. che deve essere dimesso.
Ma l’avete sentiti gli strilloni dei tg “ io e il presidente non siamo parafulmini”…
Toh ! chi si rivede ? la nave Costa Concordia e via come fu allora altre quintalate di bla e tra questi bla ci sarà “ ma no non siete parafulmini siete Capitano o mio Capitano”… e giù commozioni, itlalico orgoglio, tenere la barra dritta verso l’€uropa… mentre mentre il cuore d’Italia da Palermo ad Aosta NON si gonfiava in un coro di vibrante protesta NON SI GONFIAVA…NON SI GONFIAVA
Ars Longa ha detto:
Il che ci dice che la Concordia è una grande metafora che viene subito colta da politici e mass-media. Prima è servita per deprimerci e colpelizzarci pro-Monti. Adesso serve a ringalluzzirci pro-Letta. Del maiale non si butta mai via nulla.
Pingback: Raddrizzare la nave – terzapagina
Elgrigio ha detto:
Articolo molto intrigante ed interessante come quasi tutti gli altri, di cui forse non approvo in todo il contenuto, ma sicuramente ne apprezzo l’approccio analitico.
Mi ritrovo nel commento di Attilio Rossi ma eviterò ogni polemica riguardo il “velato” accenno al lavoro dell’economista “emerso dalla melma”per evitare di andare troppo sul soggettivo.
La frase che più mi ha colpito è “cambieranno le persone ma la mentalità e l’opportunismo rimarrà inalterato”
Personalmente, essendo un simpatizzante del M5S, ho sempre apprezzato il fatto che le regole previste nel regolamento interno da Grillo, quali la durata a termine del mandato elettorale, l’assenza di procedimenti penali, il divieto di mandato, il limite al compenso parlamentare, hanno come scopo quello di limitare gli effetti perversi della politica e del potere che viene esercitato tramite essa. Gli iscritti al M5S, teoricamente sanno che il loro non potrà essere soltanto che un lavoro di servizio per il Paese, ma non perchè sono più onesti di fondo (fatto alquanto possibile), bensì per il fatto che gli vengono imposte delle regole da rispettare pena l’esclusione da ogni incarico.
Questo per dire che mentalità ed opportunismo hanno corrotto la nostra classe politica tradizionale perchè non c’erano vincoli che potessero ostacolare questi difetti, o se c’erano sono stati rimossi scientificamente per creare il substrato di potere illimitato in cui poter sguazzare liberamente.
Quello che manca da comprendere è se dietro a questi comportamenti, a questa mancanza di un controllo autorevole e superiore, si sia celato un progetto specifico da parte di un non ben precisato gruppo di controllo economico, oppure sia sia potuto trattare di un semplice tragico errore di percorso.
In entrambi i casi, l’eventuale forza politica che potesse abbattere il muro del progetto imperialista dell’Euro, oltre a dover lavorare su altri aspetti non marginali come il controllo dei capitali, la banca di ultima istanza ecc (e non pensiate che l’economista menzionato non l’abbia detto), dovrà tener conto di quanto sopra, senza, a parer mio, dover per forza di cose stravolgere il mondo con l’abbattimento del capitalismo che, fra l’altro mi sembra anche un progetto un tantinello complicato.
Ars Longa ha detto:
Lo ripeterò fino a morire soffocato: l’uscita dall’Euro così come viene presentata da alcuni economisti “de noantri” è pura fuffa. Le ricette convergono verso il riprsitino di una Italietta da svalutazioni competitive, ignorano le responsabilità che ci hanno condotto alla situazione attuale, addossano ogni responsabilità ai “cattivi tedeschi”, tacciono sull’inaffidabilità degli industriali, sulla loro rapacità e sulla loro inettitudine. Considerano l’Euro il Male assoluto e assolvono tutto e tutti. Irridono al livello di corruzione esistente in questo Paese e non tengono nel debito conto il problema dell’evasione fiscale. Uscire dall’Euro si può e bisogna farlo ma con i dovuti modi. C’è chi lo ha spiegato bene come Brancaccio, ci sono progettualità ben più complesse e assai meno rozze sul campo delle proposte. Il problema è che troppa gente ha bisogno di un profgeta che gli prometta la soluzione ad ogni male.
Quanto al fatto che abbattere il capitalismo le sembra un tantinello complicato, beh, che dire, questo blog è fatto da anime forti che non si accontentano dei pannicelli caldi.
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auleia ha detto:
in risposta a savandir:
“Non condivido Auleia quando in sostanza scrive che si aspetta la pappa pronta, che non si sforza di informarsi perché tanto “gli economisti sbagliano le previsioni” e aggiunge (notevole) “diamogli un’altra chance”; però o si capisce cosa vogliono dire, o si fa in modo che anche gli sfiduciati si diano da fare, o si resta fra 4 gatti.”
scusatemi ancora, molti ed io compreso non abbiamo i mezzi per capire l’economia e la finanza, non è vero che vogliamo la pappa pronta, non abbiamo avuto la possiibilità negli ultimi anni di poter partecipare, e possibilmente, a prendere decisioni. lo sapete meglio di me, in che condizioni economiche ci troviamo, non tutti hanno forse la voglia di riprendersi uno spazio nella vita politica, non tutti hanno il tempo, dovendo stare dietro ai tanti problemi che abbiamo. mi fermo qui, chi ha la soluzione faccia tutti i passi avanti necessare, sono sicuro che le nostre coscienze assopite si risveglieranno, lo dobbiamo a noi e alle future generazioni, anche se non nutro molte speranze. grazie.
Savasandir ha detto:
No scusa, ma io ho dei mezzi diversi dai tuoi per capire l’economia?
La differenza è che tu hai paura di cominciare ad approfondire perché ti dai vinto in partenza.
Rifletti sulla evidente “stranezza” di quello che hai scritto.
Dici che non sai di economia, parli dei vari movimenti politici, degli economisti, delle teorie economiche come se fossero tutti la stessa cosa; però curiosamente, nonostante tu affermi di non capirne nulla, hai capito che hanno fallito.
E su cosa basi questo giudizio se dici che non sai nulla e non sei colto? Su qualcosa che evidentemente sai. Tu sai che sei in difficoltà, che le persone del tuo ambiente sono in difficoltà e quindi pensi che quelli che ti comandano abbiano “sbagliato” .
Punto uno: ma sei sicuro che abbiano sbagliato? Non è che lo hanno fatto apposta perché gli servi sottomesso, povero, sfiduciato e incapace di reagire? Che lo hanno fatto per farti credere che è colpa tua, per tua mancanza di capacità?
E se invece ti avessero incastrato truccando le carte fin dall’inizio?
Il dubbio ti è certamente venuto ma allora perché continui a chiedere che chi ha la soluzione si deve fare avanti, che dai un’ “ultima chance” agli economisti?
Sono gli stessi che ti hanno messo in ginocchio e continui a sperare in loro?
Quanto meno dovresti imparare a distinguerli, invece li metti tutti in un calderone, dici che hanno tutti fallito e allo stesso tempo gli chiedi umilmente di risolvere i tuoi problemi.
Offriranno diverse soluzioni e tu come farai a decidere quale scegliere?
Ma allora è urgente che tu ti dia da fare per capire bene cosa sta succedendo, non è che hai scelta perché ti vogliono ridurre in stato di servitù; tutto, ma non stare lì buono buono a dire “spero che mi risolviate il problema”. Di vita ne hai una sola e avrà un senso solo se ne diventerai il protagonista, costi quel che costi.
Punto due: e se le cose ti andassero bene continueresti a pensare che il sistema non va?
No, penseresti che in fondo nella vita basta darsi da fare, che “volere è potere”, che tu sei “riuscito” perché hai maggiori meriti rispetto agli altri.
Sia il punto uno che il punto due sono l’espressione di una convinzione che deriva da una decisione su sé stessi, cioè: “Io sono un subalterno che deve essere comandato, non sono all’altezza dei miei padroni perché non sono colto, mi affido a loro offrendo in cambio la mia sottomissione il che significa (parole tue) “rinuncio alla voglia di ritagliarmi uno spazio politico” “.
E quindi se ti va male ti lasci andare allo sconforto, se ti va bene canti vittoria ma in tutti e due casi accetti di essere un servo, uno che non vuole contare politicamente in cambio di un minimo di benessere.
Ma come si fa, dici tu, quando si è sovrastati dai problemi economici?
Come si fa se si è dei disoccupati o se non si hanno i soldi per pagare il mutuo o per allevare decentemente i propri figli?
Il punto è che sarà inevitabilmente sempre peggio perché lo scopo dei “padroni” è proprio quello di ridurre i cittadini a una massa informe di disperati pronti ad accettare qualsiasi elemosina; se non andrai a gambe all’aria tu, ci andranno i tuoi figli, non c’è scampo e lo sai benissimo. Stiamo andando all’indietro, verso dei rapporti sociali di tipo feudale dove tu sarai il servo della gleba a cui sarà vietata anche la più piccola espressione di dignità.
C’è una sola speranza e cioè che tu nonostante tutto di dia da fare secondo i tuoi mezzi, secondo il tuo tempo, ma con impegno, se necessario operando qualche rinuncia, per cercare di diventare più consapevole e desideroso di partecipare. Perché devi essere in grado, se non di capire in profondità le questioni, almeno di intuire chi sta proponendo una via che porti veramente verso una società non più fondata sulla dominazione e lo sfruttamento.
Tu pensi all’altra opzione, quella per cui in fondo uno spazietto te lo potrai sempre ritagliare con un po’ di fortuna; no, questo succedeva negli anni ’60 e ’70 ma oggi non è più possibile.
Tu, o la maggiore parte dei tuoi amici, sicuramente i tuoi figli, starete sempre peggio fino a uno stato di totale asservimento, con sempre meno welfare, con sempre meno speranze.
Le persone che possono guidare questo cambio di politica e di mentalità sono altri, non tu o io, ma loro senza una “risposta” da Parte nostra non solo non potranno far nulla ma non riusciranno nemmeno a inquadrare i termini di una via di lotta.
Quindi non fare l’umile, non dire che non scrivi più e che lasci fare agli altri; fai sentire la tua voce anche qui e se non capisci qualcosa chiedi spiegazioni (non a me di economia che staresti fresco); ne riceverai solo ogni tanto e negli altri casi leggi, informati, discuti con gli amici, incazzati con loro.
Non ti preoccuoare di non essere colto o di non capire l’economia; esprimi la tua opinione, poni dei quesiti e saprai di poterti fidare quando vedrai che la tua voce è ascoltata come quella di chiunque altro.
Se non succederà avrai la certezza che non sono le persone giuste.
Ma ne dovrai cercare altre sia qui che fra le persone che conosci.
Se tutti aprissimo gli occhi avremmo già vinto, credimi.
auleia ha detto:
condivido quello che dici, ma vorrei ribattere. non è vero che mi sono rassegnato, non c’è più nessuno che ascolta, lo faccio nel mio piccolo, con i miei mezzi, ma non si scuote più nessuno. dove sta scritto che se dovessimo ribattere moneta, potremmo salvarci, vedi usa e giappone, stanno meglio di noi? è vero che ci stanno togliendo i diritti, ma chi dovrebbe non dico difenderci, ma almeno far pensare che c’è qualcuno che lotta ancora per i cittadini, per gli operai, per la cultura, cosa fanno? ripeto, io sto cercando di “divulgare” quello che so, è pochissimo, ma chi ci governerà domani? un altra fronda di politici “capitalizzati”? se dico che credo nella onestà di molti politici nuovi voi cosa direte? chi, il m5s, qualcuno nei banchi di destra e di sinistra? non so, leggerò, continuerò a dire la mia, ma dovrà succedere qualcosa di sconvolgente per poter pensare di iniziare un nuovo cammino. cosa deve dire chi ha perso il lavoro, cosa deve dire chi ha firmato con l’azienda e con lo stato, una fuoriuscita (esodato) e adesso si ritrova in mezzo ad una strada senza lavoro e senza pensione, cosa deve dire chi ha un lavoro, ma non viene pagato, o viene sottopagato. cosa dobbaiamo dire della scuola, cosa dobbiamo dire dei nostri beni culturali e paesaggistici. mi fermo qui. grazie ancora a chi risponde, a chi ha ancora dubbi, a chi si chiede cosa faremo domani.
Savasandir ha detto:
Da dire ci sarebbe ma se restiamo a parlare io e te non serve a un piffero.
AP ha detto:
(Forse un malfunzionamento? Rinvio)
Ars Longa ha detto: 18 settembre 2013 alle 12:56 (*)
“Come nel film Matrix al quale si ispira questo blog, il protagonista Neo, “sente” (“pathos”) che qualcosa intorno a lui non funziona, esprime un “disagio” ma non sa analizzare il reale. Morpheus non gli dà il “pathos”, gli fornisce la “pillola” giusta ossia la conoscenza razionale del reale, sollevando il velo sul finto reale che vede Neo.”
E’una fortuna che Neo non abbia risposto:
“perché i giornalisti e i loro omologhi su altri strumenti di comunicazione sbavano inseguendo l’economista Pinco Pallo (ovvero: Agente Smith) che ci dice che è meglio stare nell’Euro (ovvero: in Matrix) e l’economista Pinco Pallino (ovvero: Morpheus) che ci dice che dobbiamo uscirne?”(**)
Altrimenti i fratelli Wachowski avrebbero dovuto attendere la nascita di un nuovo eletto per fare il film.
(*)https://irradiazioni.wordpress.com/2013/09/17/raddrizzare-la-nave/
(**)https://irradiazioni.wordpress.com/2013/09/13/leuro-e-gli-economisti-profeti/
ps non se la prenda, si scherza.
pps però Italietta da lei non me l’aspettavo. E’ aduso anche all’appellativo italiota?
Ars Longa ha detto:
Non ci sono malfunzionamenti qui è tutto manuale e certe volte mi accorgo dei messaggi e certe volte no. L’artigianato irrompe anche nella tecnologia. Interessante alternativa alla sceneggiatura, d’altronde finali multipli e plot narrativi diversi ci possono stare in Matrix.
bamaisin ha detto:
Non so dove altro postare per comunicarti il mio sconcerto e la mia profonda irritazione. Ed il motivo lo trovi a questo link: http://www.appelloalpopolo.it/?p=9513#comment-19501
In particolare questa specie di delirio: “Per me le persone di sinistra sono quelle che danno grande rilievo ai dico, al riconoscimento della famiglia di fatto, alla legalizzazione delle drghe leggere, alla asserita necessità di introdurre una legge contro l’omofobia, che non considerano possibile migliorare le condizioni economiche dei ceti bassi e medio bassi uscendo dall’unione europea, perché confondono globalismo e internazionalismo e cosmopolitismo, che sono ancora convinte che la scuola attuale sia troppo coercitiva o poco attenta ai problemi psicologici dei bambini, che credono che se si facesse fuori Berlusconi molte cose si sistemerebbero, che reputano questi temi talmente fondanti che preferiscono essere considerate filo capitalistiche anziché rinunciare a questi temi, perché altrimenti sarebbero “di destra”,e così via. Insomma Bimaisin di irradiazioni è di sinistra”. A parte che questo signore quando è venuto a postare qui è sempre stato trattato con grande cortesia nonostante la difformità evidente delle sue asserzioni dal nostro pensiero. Trovo assolutamente disgustoso che si facciano delle affermazioni attribuendo ad altri (di cui peraltro non si conosce nulla) idee su questioni sulle quali mai mi sono espressa. Mai mi sarei permessa di cucire addosso a questo signore una camicia in relazione alle mie personali idiosincrasie e alla mia visione del mondo. Questo supporre autoreferenziale le idee degli altri mi lascia interdetta e molto, molto irritata. In più non scrive neppure correttamente il mio nickname. Questa cosa non finisce qui.
Ars Longa ha detto:
Ma no, fumantina mia. Lascia perdere. Ho letto, meditato e archiviato. Inutile farti notare che nella prima parte del ragionamento (chiamiamolo così) ci sono più che altro visioni personali tutte collegate ad una weltanschauung tutta “Dio, Patria e Famiglia”. Un cumulo di supposizioni guidate più da una immaginazione personale che da robusti ragionamenti. L’avevamo già visto. Vale la pena dar peso a una cosa del genre che è la verbalizzazione di fantasmi personali? Devo insegnarti io il tuo mestiere? Poi che sia poco cortese (per usare un eufemismo) l’avevamo già asseverato. Ci sono cose più interessanti da fare e da discutere. Take it easy.