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Berlusconi, Bersani, Bossi, condono, Crozza, farmacisti, governo, Lega, Monti, provvedimenti, scudo fiscale, tassisti
La bagarre oggi in Senato inscenata dai leghisti ha dimostrato con chiarezza quali siano realmente le condizioni del “governo tecnico” di Monti. Si potrebbero spendere solo poche righe per definire Monti e i suoi: capaci notai della volontà di Berlino e Parigi. Ne è prova evidente il continuo smentire dello stesso Monti. Nei giorni passati Monti aveva dichiarato che la provenienza da banche e i legami con strutture come Glodman Sachs sono un “valore aggiunto” per questo governo. Aveva altresì sostenuto che – avendo rinunciato a qualsiasi incarico – lui e i suoi ministri erano impegnati solo per il bene dell’Italia. Ma (come ha commentato Montresor) è difficile immaginare che un economista che da quaranta anni frequenta con convinzione la ricetta teorica del liberismo possa metterlo da parte. Monti è un liberista convinto e se anche non sta sul libro paga della Goldman Sachs, si sforza di portare avanti un piano di “risanamento” che segue linee gradite alla Goldman Sachs. Si poteva scegliere un altro tecnico, magari con una visione dell’economia diversa. Napolitano non ha voluto farlo.
Bossi e la Lega, dopo aver per due anni fatto passare qualsiasi legge, dalla più astrusa alla più infame, oggi recuperano la fiducia del loro elettorato con una finta opposizione. Posizionarsi all’opposizione serve a far dimenticare che votarono a favore dell’idea che Ruby fosse realmente la nipote di Mubarak, che non obiettarono nulla quando le nubi della crisi avanzavano. Rimasero silenziosi e accondiscendenti quando il Nonno Sporcaccione sosteeva che non c’era alcuna crisi in arrivo e invitava gli italiani a spendere. Oggi approfittano dei sedici mesi per lavare quegli atteggiamenti. Sicuri che gli italiani hanno memoria corta approfitteranno dei sedici mesi che hanno di fronte per ridiventare il “partito di lotta” di cartapesta che ha garantito i loro successi passati.
Berlusconi si è posizionato all’opposizione per non dover prendere i provvedimenti che Monti sta prendendo e poter mettersi di traverso su alcuni che danneggerebbero una parte del suo elettorato. L’assenza di una patrimoniale nel programma di Monti è evidentemente dettata dal timore di trovarsi un voto contrario del PDL.
Bersani fa l’unico gioco che il PD sa fare: il gioco di rimessa. Ma un gioco che non punta ad ottenere la vittoria ma, semmai, un pareggio. Alcune piccole concessioni di Monti permetteranno al sempre meno partito di sinistra di sostenere il suo ruolo dalla parte dei meno abbienti. Una politica miope, meschina e pavida che è diventata la cifra consueta del PD.
In mezzo Monti che, varando una manovra che avrebbe potuto benissimo fare qualsiasi ragioniere, e che reintroduce tagli lineari dimostra tutta la sua pochezza. Oggi in Senato ci ha raccontato l’ennesima barzelletta: l’Italia avrebbe riacquistato quel prestigio perduto e sarebbe pienamente inserita – a pari dignità – nella troika che conta insieme a Francia e Germania. Dispiace che ci voglia far bere una sciocchezza del genere perché significa che – anche lui – ci considera un popolo di imbecilli.
Delle tante caste che avrebbe potuto toccare ha scelto i farmacisti e i tassisti. Peraltro ha anche dovuto far marcia indietro. Non riesco a immaginare come potrà validamente “combattere” caste più importanti, come quella di Barbapapà Scalfari che dalle colonne di Repubblica continua a suonare la tromba in suo favore. Dopo aver rinunciato a pressare i politici (che lo stipendio se lo riducono, se vogliono, da soli) e aver fatto marcia indietro non s’è azzardato a toccare i militari. Nulla sulla spesa militare italiana è stato proposto. Nulla sulle nostre faraoniche e incomprensibili missioni all’estero, nulla sui cacciabombardieri sulla lista della spesa. Oggi Monti ci ha detto che introdurrà una adeguata tassazione sulle transazioni finanziarie. Bontà sua ma, e sarebbe stata cosa gradita, non ha voluto dirci come e in che misura. Rievocando la parola magica Tobin Tax ha sparato un po’ di propaganda. Come propaganda è l’aumento del “bollo” al 13,5 per mille sui beni scudati, perché lo sappiamo tutti, sarà pressoché impossibile riscuoterlo. Pura propaganda, pure parole al vento.
Infatti oggi abbiamo saputo che:
- il governo fa marcia indietro sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia c
- viene abbassata la tassa sulle auto e le barche di lusso e le mancate entrate arriveranno da un aumento delle sigarette (una genialità economica per la quale non serviva un così alto cervello economico come quello di Monti, bastava quello del mio amministratore di condominio)
- Equitalia avrà un anno di tempo in più per recuperare le somme dovute dai contribuenti che hanno aderito ai condoni ma che non hanno pagato tutte le rate. Un bellissimo regalo agli evasori che – per la maggior parte – saranno sanati.
- I tassisti per ora non si toccano (e nessun’altra casta piccola o grande)
Insomma se la manovra era iniqua adesso è anche ridicola. L’elettorato della Lega dovrebbe essere contento visto che incarna bene quella gran massa di industrialotti e artigiani abituati a non rilasciar scontrini e a piangere il morto per fregare il vivo. Berlusconi dorme sonni tranquilli. Bersani è solo preoccupato di non essere scavalcato a sinistra da Di Pietro che, come giustamente notava Crozza ieri a Ballarò – dopo aver portato in Parlamento personaggi come Scilipoti e Razzi si sta travestendo da subcomandante Marcos per la gioia di chi lo pensa erroneamente uomo di Sinistra.